I pilastri di Vivi Basket: Tonia Bonacci

I pilastri di Vivi Basket: Tonia Bonacci

12/11/2015 Off Di dilorenzo

Oggi ci porta la sua testimonianza Tonia Bonacci, psicologa, cresciuta con Vivi Basket, vero pilastro del nostro Progetto. Ha voluto che io le facessi delle domande, nelle sue risposte le linee guida della crescita della nostra società e di chi lavora xon i giovani. Grazie Tonia!

Tonia Bonacci ed il basket, come ti sei avvicinata?

Che ricordi nel rispondere a questa domanda! Avevo 11 anni e andavo al PalaMaggiò a vedere la allora Indesit Caserta con i miei genitori. Nel tempo sono diventata tifosa accanita, facevo lo scout della partita con una mia amica, andavo a vedere gli allenamenti una volta a settimana, tutte le trasferte le seguivo attaccata alla radio, conoscevo ogni passo che facevano i giocatori in giro per la città ed ero innamorata persa di Nando Gentile. Ho anche provato a giocare ma ero troppo spaventata dei contatti fisici, quasi mi nascondevo per non ricevere la palla…che pianti mi facevo perché ero a metà tra la voglia di giocare e la paura di non farcela. Poi sono approdata all’amore maturo: la psicologia dello sport, che mi ha dato la possibilità di vivere la pallacanestro da “dentro”. Ho conosciuto Tommaso Biccardi che avevo 15 anni e ho iniziato a seguire le sue lezioni al coni, non sapendo che 7 anni dopo lo avrei avuto come didatta alla Sipi, dove mi sono specializzata in psicoterapia, e come supervisore in psicologia dello sport! Da qui il passo è breve: Tommaso ha la pallacanestro nel sangue e io ho trovato ciò che volevo, unire la mia professione alla mia passione sportiva! Nel 2001 Tommaso Biccardi mi assegna la docenza di un aggiornamento per allenatori alla partenope, il contatto era un certo Roberto di Lorenzo…credo che abbia ancora la videoregistrazione di quella lezione: ero impacciata e mi tremava la voce, ero al settimo cielo!! Da quella lezione Roberto ha creduto in me (lungimirante!!) e ha dato la disponibilità alla Sipi di avere me e altri colleghi come tirocinanti nella sua società.

Tonia e Vivi Basket, cosa pensi siano le cose più importanti?

Tre valori:

1. Il profondo senso di responsabilità verso i bambini e ragazzi che si accolgono in società. Dare loro il giusto tempo per crescere fisicamente, tecnicamente e da un punto di vista mentale, senza pressioni e senza false illusioni. Fornire le opportunità migliori per il loro bene e non per interesse economico.

2. La consapevolezza che da soli non si va da nessuna parte e il desiderio di fare rete territoriale, per lavorare insieme ad altre realtà, al fine di aprire le porte della palestra a chi vuole provare a giocare a pallacanestro.

3. La scelta di puntare su una formazione permanente integrata che vede dirigenti, genitori e allenatori posti in condizione di riflettere, capire e cercare la collaborazione che permette ai piccoli e grandi atleti di vivere la pallacanestro come gioia, giusta frustrazione, occasione di gratificazione e soddisfazione.

Tonia e la formazione degli allenatori?

Credo fermamente nel valore di una formazione integrata degli allenatori. Entrare in palestra non è una cosa semplice: è il sogno che si concretizza, è sentirsi piccolo in un ambiente grande, è avere attrezzi da manipolare in modo diverso da come si fa casa, è essere in relazione con altri che non si conoscono e che, in un niente, diventano amici o persone che ti deridono, è mettersi alla prova, è fidarsi di un estraneo che si fa chiamare coach! È un’esperienza forte che può diventare bellissima o terribile.

L’allenatore è il ponte che permette al piccolo atleta di attraversare questa esperienza in modo costruttivo o di essere travolto dai vissuti impetuosi che genera e viverla come un qualcosa da cui allontanarsi al più presto.

È una responsabilità enorme che non si esaurisce con la preparazione tecnica, fondamentale ma, appunto, non sufficiente, e che dirigenti e allenatori, da buon genitore, devono porsi il problema di accettare o declinare.

In questa direzione la formazione, l’aggiornamento e il confronto con esperti tecnici, preparatori, medici e psicologi dello sport, è la fonte da cui attingere per coltivare la professionalità di chi fa del lavoro con i bambini e ragazzi in crescita il proprio mestiere.

Questa è la base dei master che la Sipi ha proposto e realizzato con Vivibasket e che sono stati la base della formazione integrata degli allenatori che li hanno frequentati.

Tonia, la Fondazione Laureus e Napoli…

Napoli ha una realtà sportiva di cui non tutti riescono a percepire la portata e la propulsione per una migliore qualità di vita. Il valore aggiunto della Fondazione Laureus è quello di tentare di far emergere questo potenziale, attraverso un passaggio semplice quanto estremante delicato: permettere a tutti coloro i quali voglio praticare sport di trovare le porte aperte per tentare. È una responsabilità civile e sociale dare chance a chi vive un disagio, individuale, relazionale, sociale, economico. Laureus ha deciso di assumersi questo peso e lo sta concretizzando grazie a persone che credono in questi valori e si adoperano a costruire reti che mettano in connessione scuole, cooperative sociali, società sportive, per garantire ai bambini e ragazzi che vivono condizioni difficili, la certezza di trovare in palestra uno spazio accogliente e relazioni sane, oltre che un posto dove poter esprimersi. Arnaldo Rossi è il project manager che concretizza la mission della fondazione (che in Italia ha sede a Milano, da dove si gestiscono i progetti) a Napoli e Roma. Vivibasket, come altre importanti società sportive napoletane, ha accettato la sfida. La Sipi collabora come partner che progetta e realizza le attività che gli psicologi svolgono accanto agli allenatori ed educatori coinvolti nella rete.

Tonia i ragazzi ed i genitori, quali i punti fermi?

A me piace molto lavorare con i genitori, da quando lo sono diventata mi piace ancora di più!

Trovo stimolante il confronto tra persone che, spesso, vivono le stesse difficoltà. Quello che leggo negli incontri con loro è il bisogno di condividere preoccupazioni e frustrazioni, rabbia e gioia nell’accompagnare i figli in un percorso sportivo.

I punti fermi per me sono:

1. Non dimenticare che i genitori porgono nelle mani di un allenatore il proprio figlio, gli affidano il lavoro su una personalità in evoluzione e un corpo in crescita.

2. La consapevolezza dei ruoli, del potere e della responsabilità ad essi collegati: nella testa di un giovane atleta è fondamentale che allenatore e genitore abbiano campi di azione condivisi ma ben differenziati.

3. La capacità di collaborare, tra genitori e allenatori, attraverso comunicazioni rispettose e chiare su valori, atteggiamenti, regole, scelte.

4. La capacità di mettere in discussione l’operato dell’altro solo se si è in grado di mettere in discussione il proprio.

5. La capacità di mettere il bene del bambino/ragazzo prima del proprio: saper essere il primo tifoso ma anche il primo modello di “adulto” con cui il bambino/ragazzo si confronta.

Grazie, davvero sentito a Roberto, ai suoi collaboratori, agli allenatori che ho seguito e ho visto crescere, ai ragazzi che ho conosciuto e ai genitori con cui mi sono confrontata. Grazie per avermi dato la possibilità di vivere e amare ancora di più la pallacanestro, di soffrire, gioire, rattristarmi e preoccuparmi per i traguardi raggiunti, persi, sfiorati ma sempre ricercati con sano agonismo!

Tonia Bonacci 

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