Siamo tutti nel taschino della giacca di Ettore

Siamo tutti nel taschino della giacca di Ettore

02/13/2016 Off Di dilorenzo

Tra poco Ettore sarà in panchina come coach dei rookies NBA.

 Uno di noi, oerchè lo ricordo nel 1977 a Vasto con la sua ReyerVenezia in un fantastico torneo allievi (allora si chiamavano così). L’ho ritrovato nei geniali corsi CAG (perchè si chiamavano così prima di cambiar nome in CNAG), assistente, capo allenatore.

 Abbiam avuto lo stesso mentore, Massimo Mangano, l’anno successivo ho assistito al suo arrivo nella palestra dell’Arcoveggio con il grande Gigi Porelli che l’accompagnava con Alberto Bucci. 

L’ho seguito nella sua crescita esponenziale negli anni, quando andai a giocare contro la Virtus di Sandro Gamba, nel 1985, avevo sostituito il grande Penta, ricordo una sua battuta sulla mia cravatta di Marinella, che diventerà un must tra di noi!

Quando arrivò in nazionale, nel suo stile, divenne un esempio per noi, ripartii da zero, per lui conta solo ciò che sei oggi, contava poco aver vinto, contava solo quello che sapevi essere. Non dimenticherò mai la prima amichevole al Taliercio, ero lì come assistente, lo vidi nervoso e teso come fosse una finale di campionato, ma lui era ed è così.

Pian piano ho guadagnato la sua fiducia, mi ha difeso a spada tratta, mi ha massacrato quando, mediocre passatore quale ero, sbagliavo nei quattro contro quattro con un appoggio. Mi ha chiesto dei miei collaboratori, oer farli diventare suoi, ha condiviso con me le nostre trepidazioni nella vita.

Come dimenticare la cena a casa mia in occasione del fantastico All Star Game napoletano.

Ho collaborato con lui nel CNA, che sulle scie del nostro maestro Amedeo Salerno, ha fatto diventare il Progetto Diventare Ciach.

L’ho avuto ospite al Camp di Ischia, c’era Michael Ray Richardson, ma c’era un bimbo dodicenne, che questa estate ci potrebbe regalare un dogno, Danilo Gallinari.

L’ho visto ignobilmente essere attaccato e lui, superiore, dimettersi dal CNA, quei mediocri sono scomparsi.

Il fantastico ritorno a Napoli con il CSKA,  nell’inaugurazione del PalaBarbuto, con gli operai che lavoravano mentre i giocatori si riscaldavano.

Sono stato a Mosca nella partita della fantastica ELDO del 2006-2007, a cena con lui, come sempre la sensazione straordinaria di essere vicini ad una persona capace di rendere semplice tutto, restando uno di noi.

L’abhiamo seguito da lontano facendo il tifo per lui, che in ogni occasione, pur ferito, era pronto a tornare da noi. 

Poteva effettivamente tornare da noi, 9 anni fa, provai a dare una mano ma ancora una volta qualche mediocre lasciò cadere la proposta a cui lui si era reso disponibile.

Ma se noi italiani ne abhiamo avuto paura, Los Angeles lo ha chiamato, l’ann successivo il ritorno a Mosca per poi andare al fianco del più grande, Coach Popovich.

Vorrei poterli vedere nsieme, parlare tra di loro, ho un po’ di timore, a dire il vero, mi viene…

Un paio di settimane fa ho visto Il Postino con Massimo Troisi e parlando con Ettore gli ho detto che lui è a metà tra Neruda e Troisi. 

Ettore mi ha detto che gli piaceva l’idea, ma perché pensavo così? 

Perché lui per me ha: “La capacità geniale del Maestro Neruda di spiegare con parole semplici concetti complessi, rendendoli chiari a tutti. Diventare condottiero senza accettare compromessi, piuttosto meglio andare lontano dalla propria terra per poi essere richiamato a furor di popolo. Di Troisi ha la gioia di vivere anche delle cose più semplici, l’animo sensibile e la capacità di sorridere che ben conoscono i suoi amici.”

Sentirgli dire “Aver voglia di fare una cosa nel mio paese”, essere positivo in Italia, questa è la meraviglia!

Nella presentazione a Roma, nel salone del CONI, dove tutti noi fummo premiati nel 1991, ho visto in lui la stessa energia, come sempre un grande uomo.

Stanotte sarò lì nel taschino della sua giacca, gliel’ho scritto e mi ha risoosto al volo, un grande uomo, sempre disponibile. 

Tutti noi dobbiamo tanto a lui!  

ETTORE MESSINA UNO DI NOI